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Caravaggio, «La conversione di San Paolo sulla via di Damasco» nella chiesa di Santa Maria del Popolo a Roma
1602 – Olio su tela (2,30 m x 1,75 m)È un quadro sconvolgente che sorprende lo spettatore, proprio come San Paolo il persecutore fu colpito nel cuore, conquistato dal Signore in modo così fulmineo da cadere da cavallo.

Conversione San Paolo Eccolo a terra, con le braccia alzate al cielo, un cielo da cui proviene una luce morbida, dorata, carezzevole, avvolgente, che illumina il suo viso e l'interno delle sue mani e delle sue braccia.
È disteso a terra, il suo corpo esprime ancora sorpresa mentre il suo volto non rivela alcuna paura, al contrario, lo vediamo rilassato, indifeso, con gli occhi chiusi.
Il suo sguardo si è rivolto verso il suo interno e scopre la sua anima.
L'unico personaggio perplesso del quadro, con la fronte aggrottata, è il suo compagno, uno schiavo che tiene le redini del cavallo di San Paolo, che lo guarda senza capire e non cerca nemmeno di aiutarlo ad alzarsi.
Non importa, san Paolo è ormai nelle mani di Dio, sta rinascendo a se stesso, sta diventando un uomo nuovo, l'anima illuminata.
Siamo qui di fronte a una rappresentazione di questa conversione senza azione, l'azione è già avvenuta, san Paolo è già a terra, trasformato.
Caravaggio sceglie di mostrare San Paolo dominato, umiliato dall'Universale Onnipotente e persino dal... suo cavallo.

Caravaggio, Conversione di San Paolo Un cavallo che occupa quasi tutto lo spazio, più importante in questo senso del medesimo San Paolo.
Quasi a dimostrare il doppio dominio di San Paolo, terreno e universale, egli si reca
San Paolo con gli occhi chiusi, accecato dal bagliore celeste, la sua cecità inizia nel momento in cui comincia a vedere!
Una rappresentazione interamente spirituale e salvifica.
Totalmente diversa dalla prima versione rifiutata dai membri della Confraternita di Santa Maria della Consolazione.
Si ritiene infatti che la prima versione della «Conversione di San Paolo» sia quella che oggi fa parte della collezione privata della principessa Nicoletta Odescalchi (Palazzo Odescalchi a Roma), dipinta su tavola, con dimensioni identiche a quelle del contratto di Cerasi.

Caravaggio, Conversione di San Paolo In questa versione, san Paolo è a terra, ma con la bocca aperta, urlando di terrore, le mani che cercano di coprirsi il viso come se non potesse sopportare la vista di Gesù che lo guarda, sospeso nel cielo da un angelo, pronto a cadere su di lui.
Anche il soldato che accompagna San Paolo reagisce a questa apparizione, la sua lancia e il suo scudo sono tesi verso il cielo in un gesto di difesa.
Gesù sembra dire a San Paolo, con le braccia tese verso di lui, «perché mi perseguiti?»
Tra queste due versioni si esprime tutto il genio di Caravaggio.
Essere in grado di passare da una versione all'altra in meno di un anno, a versioni così diverse ma allo stesso tempo così potenti in così poco tempo, dimostra infatti tutto il genio dell'artista, la sua comprensione, la sua capacità di trasmettere un soggetto, un'idea, un istante, a impressionare lo spettatore con il suo pennello.
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