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Bernini Apollo e Dafne | Rapimento Proserpina
«Il rapimento di Proserpina da parte di Plutone» di Gian Lorenzo Bernini alla Galleria Borghese di Roma
Gian Lorenzo Bernini «Il rapimento di Proserpina da parte di Plutone»
Marmo bianco di Carrara (255 x 109 cm) 1621
Bernini Rapimento di Proserpina Il tema del rapimento di Proserpina, figlia di Cerere, da parte di Plutone, fa parte delle Metamorfosi di Ovidio (Libro V 355).
Venere, dea dell'amore, si lamenta con suo figlio Cupido della sua perdita di influenza sul mondo.
Si dispera nel vedere che Proserpina, figlia di Cerere, dea dell'agricoltura e moglie di Giove, è ancora vergine.
Venere vede Plutone passare sul suo carro, egli è il re delle tenebre e fratello di Giove.
Egli rappresenta uno dei tre regni, l'Ade, sul quale Venere non ha alcuna influenza, quindi un terzo dell'universo le sfugge.
Chiede quindi a Cupido di aiutarla a sposare Proserpina a suo zio Plutone.

Proserpina e Plutone Cupido prende il suo arco, sceglie la sua freccia migliore e trafigge con un colpo solo il cuore di Plutone proprio mentre Proserpina, innocente e bella fanciulla, sta raccogliendo violette e gigli con le sue compagne.
Plutone la vede, se ne innamora perdutamente e si precipita subito verso di lei per rapirla.
La giovane dea, spaventata, chiama con voce lamentosa sua madre e le sue compagne, mentre il suo vestito, che conteneva i fiori nelle sue pieghe, si strappa sotto la fretta di Plutone.
La povera e innocente bambina è disperata tanto per aver perso i suoi fiori quanto per essere stata rapita.
È questo episodio delle Metamorfosi di Ovidio che Bernini mette qui in scena.

Proserpina e Plutone Ci mostra il momento in cui Plutone cattura Proserpina, che si dibatte chiamando sua madre.
È una statua in stile barocco piena di energia e movimento.
Una statua in cui il marmo diventa carne, in cui il marmo prende vita con la mano potente di Plutone che affonda nella coscia tenera di Proserpina, in cui i capelli volano via nel movimento dei corpi.
Lei lotta con tutte le sue forze, così bruscamente che il movimento della barba di Plutone traduce la violenza della disperazione che gli impedisce momentaneamente di abbracciare la sua preda.
Proserpina respinge il volto del suo rapitore con una mano, mentre il braccio sollevato nel vuoto mostra una mano disperata, con le dita immobili per il terrore.
Il contrasto è sorprendente tra la muscolatura d'acciaio del dio e le forme morbide della ragazza, il cui corpo si dimena tra le sue braccia, tra la violenza del rapimento e la tenerezza dell'innocenza giovanile.

Proserpina e Plutone Un corpo potente dalle forme perfettamente equilibrate, prova della competenza di Bernini in materia di anatomia, nessun errore nel busto, nelle gambe o nelle braccia di questo atleta.
Questo contrasto tra la forza bestiale e il fascino e la dolcezza della ragazza è reso magnificamente dal Bernini.
In quelle braccia muscolose, Bernini mette in scena tutta la femminilità trepidante e sensuale.
Il velo formato dal resto del suo abito strappato che si avvolge nell'aria seguendo il movimento dei suoi capelli è di un realismo superbo, è il momento in cui Plutone la afferra bruscamente e la porta via tra le sue braccia.
Il forte contrasto tra i due personaggi si ritrova anche nei loro volti.

Proserpina e Plutone Plutone ha il volto largo di un satiro capelluto e barbuto con lunghi riccioli che si agitano come tentacoli, il tutto sormontato da una corona dalle punte affilate.
Sicuro della sua forza, ha gli occhi fissi sulla preda, la bocca socchiusa, ampia e quasi senza labbra, bestiale.
Tanti elementi un po' mostruosi che ricordano le teste che spesso si trovano nelle fontane.
Proserpina, il cui viso delicato e liscio è in totale contrasto con quello di Plutone, ha la testa reclinata all'indietro nella sua lotta per sfuggire al suo rapitore.
Sottili ciocche di capelli sulla fronte ondeggiano seguendo il movimento dell'aria creato dal suo violento rapimento tra le braccia del dio delle tenebre.

Proserpina e Plutone Le sue sopracciglia aggrottate e gli occhi alzati che cercano disperatamente aiuto esprimono l'impotenza della vittima grazie all'effetto drammatico ottenuto dal contrasto tra il cerchio bianco dell'iride e la cavità scura della pupilla.
Il suo naso e le sue narici sono leggermente dilatati dallo sforzo, la sua bocca semiaperta e le sue labbra contratte dalla paura che alterano la loro naturale bellezza, è una bocca da cui fuoriesce un gemito di dolore.
Il suo collo è flessibile e il suo seno è delicatamente classico, mentre il ventre rispecchia i canoni di bellezza dell'epoca con la morbidezza di una carne paffuta.
Ai piedi della statua, il Cerbero a tre teste dai denti affilati che minacciano i piedi della dea, è il simbolo della discesa agli inferi della povera Proserpina.
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