Bronzino «Venere, Cupido e Satiro» alla Galleria Colonna a Roma

Venere, Cupido e Satiro

Agnolo Bronzino (1503-1572) «Venere, Cupido e Satiro»

Olio su tavola (135 x 231 cm) 1555

Questo dipinto fu commentato da Giorgio Vasari, che trovava questa Venere così bella da poter essere solo la dea della bellezza.

Un quadro particolarmente erotico per l'epoca, che presenta una certa ambiguità, poiché ci si può chiedere se il satiro, rubicondo e bestiale, sia interessato a Cupido o a sua madre Venere, mentre assiste al loro sottile gioco erotico.

Venere, Cupido e Satiro Il modo in cui Bronzino raffigura qui le natiche formose di Cupido proprio sotto gli occhi del satiro è infatti a dir poco ambiguo.

Cupido è infatti messo in risalto tanto quanto Venere: è grande quasi quanto sua madre, è un ragazzino che attira lo sguardo con le sue ali multicolori e la schiena inarcata sottolineata da un gioiello d'oro con una grossa perla incastonata.

Nelle rappresentazioni del tema, il satiro incarna il voyeurismo e la lussuria.

I toni della carne sono qui particolarmente messi in risalto dal blu delle lenzuola sotto le curve del corpo di Venere, sottolineando il suo atteggiamento pieno di dolcezza e sensualità.

Venere, Cupido e Satiro Il tema è stato spesso trattato raffigurando una Venere addormentata, ma qui lei ha gli occhi ben aperti sull' amore, perché è proprio Cupido che lei guarda sorridendo dopo avergli preso l'arco e la freccia d'oro che tiene fuori dalla portata del figlio, al quale rimane solo la freccia di piombo che, secondo Ovidio, non ha alcun effetto sulle sue vittime.

Venere detiene le armi dell'amore, è la sua bellezza femminile che tocca i cuori.

Questa Venere attiva assume la sua bellezza e la sua nudità senza alcun complesso, non c'è alcuna impudenza da parte sua, la sua natura è quella di essere nuda.

La nudità di Venere rappresenta la bellezza sovrana dell'Amore.

Venere, Cupido e Satiro