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Le prigioni e i prigionieri famosi del Castello Sant'Angelo, Castel Sant'Angelo a Roma


Le prigioni del Castello Sant'Angelo

Sala della Biblioteca, affreschi di Luzio Luzi Castel Sant'Angelo a Roma
Sala della Biblioteca Castel Sant'Angelo
Fu il re d'Italia Teodoro (493-526) il primo a utilizzare il castello Sant'Angelo come prigione.

Il castello prese allora il nome di «Domus Theodorici» e soprattutto di «Carceres Theodoroci», le prigioni di Teodoro.

Durante la prima metà del X secolo, il castello divenne la fortezza del senatore Teofilatto e dei suoi discendenti, che lo utilizzarono anche come prigione.

Un uso conservato dai suoi successori, tra cui i papi e lo Stato italiano, e questo fino alla fine del 1901.

La Cagliostra, affreschi di Luzio Luzi, Castel Sant'Angelo a Roma
La Cagliostra, Castel Sant'Angelo
Il papa Alessandro VI, Rodrigo Borgia, aveva fatto costruire delle celle destinate ai prigionieri importanti sotto il cortile dell'Angelo.

Castel Sant'Angelo divenne così l'equivalente della Bastiglia a Parigi o della Torre di Londra.

Ma papa Alessandro VI Borgia non si accontentava di rinchiudervi solo i prigionieri di alto rango, il castello Sant'Angelo gli permetteva soprattutto di sbarazzarsi di tutti coloro che gli facevano ombra.

Tra questi vi era il cardinale Bartolomeo Flores, arcivescovo di Cosenza e segretario privato di Alessandro VI, che fu imprigionato il 28 Ottobre 1497.

La Sala delle Colonne, affreschi di Duilio Cambellotti, Castel Sant'Angelo a Roma
La Sala delle Colonne, Chateau Saint-Ange
Fu privato dei suoi titoli, spogliato dei suoi abiti tranne che della camicia, e incarcerato in una cella umida.

Gli furono dati un crocifisso, un libro di preghiere e una Bibbia.

Rimase lì fino a quando la morte lo liberò, il 23 luglio 1498. Fu sepolto senza alcuna cerimonia.

Ma alcuni dissero che era stato avvelenato.

Opporsi al papa Borgia significava spesso la morte.

Fu il caso di Girolamo Savonarola, bruciato per eresia per ordine di Alessandro VI, nella Piazza della Signoria a Firenze il 23 maggio 1498.

Sala della Biblioteca, affreschi di Luzio Luzi Castel Sant'Angelo a Roma
Sala della Biblioteca
Nel XVI secolo, papa Pio IV fece costruire nuove prigioni sul retro del castello.

Si trattava di prigioni sinistre con soffitti così bassi che i prigionieri potevano stare in piedi solo piegati a metà.

I prigionieri famosi di Castel Sant'Angelo

Lo scultore fiorentino Benvenuto Cellini, autore del famoso «Perseo», ma anche colui che si era comportato con coraggio e brio durante l'assedio di Carlo V nel 1527, fece un nuovo soggiorno al castello nel 1538 e nel 1539, ma questa volta come prigioniero.

La sua incarcerazione era conseguenza della sua condanna per... appropriazione indebita di fondi vaticani.

Le sue condizioni di detenzione furono inizialmente favorevoli.

Sala dell'Armeria, Armatura a corsetto XVI-XVIII secolo, Castel Sant'Angelo a Roma
Sala dell'Armeria
Aveva persino un camino per fondere il bronzo delle statue che continuava a realizzare in prigione.

Purtroppo, ebbe la cattiva idea di fuggire dalla finestra della sua cella con una corda intrecciata con le sue lenzuola.

Fu ricatturato e nuovamente incarcerato per tutto il resto dell'anno 1539, questa volta in una delle celle più piccole e buie del castello.

Fu poi graziato dal Papa.

Circa sessant'anni dopo Cellini, anche la povera Beatrice Cenci fu incarcerata qui prima di essere giustiziata, decapitata davanti alla folla tra cui si trovava il pittore Caravaggio, sul Ponte Sant'Angelo ai piedi del castello.

La vista dalla terrazza del Castel Sant'Angelo a Roma
La vista dalla terrazza
Anche il monaco e filosofo Giordano Bruno fu detenuto a Sant'Angelo per sei anni prima di essere condannato a morte e bruciato vivo il 17 febbraio 1600 in Campo dei Fiori a Roma.

Un altro prigioniero famoso che fu incarcerato qui fu il celebre Conte di Cagliostro, Giuseppe Balsamo.


Sospettato di far parte della massoneria, fu arrestato e incarcerato nel 1789, per ordine della Santa Inquisizione.

Nel XIX secolo, diversi prigionieri condannati a morte furono fucilati nel cortile del castello.

Le loro esecuzioni erano annunciate dalla campana detta della Misericordia.

La memoria di questi prigionieri politici romani, che per la maggior parte facevano parte del movimento del Risorgimento, fu onorata da Giacomo Puccini nella sua opera «Tosca».

La vista dalla terrazza del Castel Sant'Angelo a Roma
La vista dalla terrazza
Nella «Tosca», il pittore Caravadossi viene imprigionato e fucilato nel Castello Sant'Angelo.

La sua esecuzione porta alla triste fine di Tosca, la sua amante disperata che si suicida gettandosi nel vuoto dall'alto delle mura del Castello Sant'Angelo.

Fortunatamente, da sinistra prigione il castello finisce per cambiare destinazione: il 13 febbraio 1906 viene inaugurato come museo di Castel Sant'Angelo.
Un uso decisamente più civile che ci permette di visitarlo e di godere dell'eccezionale vista panoramica che offre su Roma.

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