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I combattimenti dei gladiatori al Colosseo, Ave Cesare!


I gladiatori, l'arte del combattimento, il denaro

L'arena del Colosseo a Roma, in Italia, l'anfiteatro Flavio
L'arena del Colosseo
Innanzitutto bisogna sapere che i gladiatori erano liberi di combattere ed era eccezionale che potessero essere costretti a farlo contro la loro volontà.

D'altra parte, è vero che una parte dei gladiatori era composta da prigionieri di guerra ai quali veniva lasciata la scelta, se avevano il fisico necessario, tra diventare schiavi o combattere nell'arena.

In questo caso, l'impegno era solo per un periodo limitato ed era inoltre definito contrattualmente.

Al termine dei combattimenti previsti dal contratto, chi aveva la fortuna di sopravvivere non solo ritrovava la libertà, ma riceveva anche i guadagni accumulati grazie ai combattimenti vinti, che spesso erano considerevoli.

Il gladiatore Alumnus, mosaico, Galleria Borghese a Roma, Italia
Il gladiatore Alumnus (Galleria Borghese)

I gladiatori: il gusto del rischio e della gloria

Questa possibilità di arricchirsi rapidamente e in modo consistente, insieme al gusto del rischio e della gloria, attirava anche molti romani verso la professione di gladiatore.

I gladiatori, come i nostri attori e cantanti di oggi, godevano infatti di un grande prestigio nella società romana, e molte giovani donne ammiravano questi uomini capaci di rischiare la vita.

Questa attrazione era tale che persino i membri della classe dei cavalieri romani, una classe sociale immediatamente inferiore a quella dei senatori, non esitavano a entrare nell'arena per combattere.

Questo entusiasmo era tale che fu necessario vietare ai cavalieri romani di partecipare ai giochi.

L'arena del Colosseo a Roma, in Italia, l'anfiteatro Flavio
L'arena del Colosseo

L'arte del gladiatore

L'arte del gladiatore permetteva anche di dimostrare il proprio coraggio di fronte alla morte e la propria capacità di sopportare il dolore.

In una società romana la cui grandezza e ricchezza si basavano in gran parte sulle battaglie vinte contro il nemico, queste virtù erano ovviamente particolarmente importanti e apprezzate dalla popolazione, così come dalle autorità.

A livello di spettacolo, diversi combattimenti si svolgevano nell'arena simultaneamente, coinvolgendo diversi tipi di armi (spade, pugnali, tridenti, ecc.), in modo che lo spettacolo non si interrompesse mai per mantenere viva l'attenzione degli spettatori.

Ave Cesare, quelli che stanno per morire ti salutano

Era all'imperatore stesso che i gladiatori presentavano le loro armi prima dell'inizio dei combattimenti pronunciando la famosa frase: «Ave, Cesare, i morituri te salutant».

Per ogni gladiatore, la regola principale era comportarsi con coraggio e dignità.

Combattimenti di gladiatori, mosaico, Galleria Borghese a Roma, Italia
Combattimenti tra gladiatori (Galleria Borghese)
Se il gladiatore rispettava questo principio, aveva tutte le possibilità di rimanere in vita, anche perdendo il combattimento.

Il coraggio del combattente e il suo disprezzo per la morte erano infatti criteri essenziali per conquistare il favore degli spettatori.

Il potere degli spettatori e dell'imperatore

Gli spettatori, tramite l'imperatore presente, avevano il potere di interrompere il combattimento per salvare la vita del perdente alzando il pollice o agitando i loro fazzoletti.

In generale, il gladiatore che perdeva il combattimento veniva risparmiato.


Gli storici dell'epoca hanno stabilito che solo il 14% dei gladiatori professionisti moriva durante i giochi.

Le ferite gravi erano generalmente la causa della morte, quindi l'uccisione volontaria era eccezionale.

È anche importante sapere che un gladiatore professionista partecipava in media solo a due combattimenti all'anno.

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