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La Scuola di Atene di Raffaello nei Musei Vaticani a Roma


Raffaello «La Scuola di Atene»

Affresco (440cm x 770cm) 1509-1510

La Camera della Firma in Vaticano

Questa stanza, dove il Papa firmava le bolle e le encicliche, fu denominata «Camera della Firma» verso la metà del XVI secolo.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Papa Giulio II decise di trasformarla in una biblioteca personale dove conservare i suoi libri più preziosi.

Voleva che la decorazione fosse realizzata per glorificare la saggezza della Chiesa cattolica.

Ciò avvenne in un momento in cui la Chiesa cercava una nuova legittimità basandosi sul meglio che la scienza pagana aveva prodotto, riducendola a una premonizione della dottrina cristiana.

La camera della firma doveva quindi servire a celebrare le diverse discipline del sapere, discipline concepite come altrettanti percorsi per giungere alla verità della rivelazione cristiana.

Si trattava di elogiare la filosofia, le scienze e le arti come fondamenti di un governo sia spirituale che temporale, uniti in modo indicibile sotto il pontificato di Giulio II.

È qui che si trova il famoso affresco della Scuola di Atene di Raffaello.

Raffaello Sanzio, Schizzo preparatorio della Scuola di Atene alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Schizzo preparatorio della Scuola di Atene
Un affresco dedicato al sapere e alla filosofia in cui dominano due figure centrali, Platone e Aristotele, circondati dai pensatori dell'antichità classica.

52 personaggi sono qui rappresentati da Raffaello.

La scena si presenta in piani successivi.

In primo piano, le diverse conoscenze corrispondenti alle arti liberali come erano intese nel Medioevo.

In secondo piano, Platone e Aristotele rappresentano le due grandi scuole di pensiero rivali, circondate dalle principali tendenze della filosofia.

A sinistra si trovano le scuole più antiche con Pitagora e poi Socrate e i suoi discepoli, mentre a destra ci sono gli stoici, i cinici, gli epicurei e altre scuole, nonché gli antichi maestri delle scienze esatte, come Euclide.

La Basilica della Scuola di Atene

Raphaël, la Basilique de l'école d'Athènes aux musées du Vatican à Rome
Raffaello, La Scuola di Atene
Una cinquantina di filosofi e matematici dell'antichità sono rappresentati all'interno di un edificio maestoso e luminoso che corrisponde a uno spazio architettonico in simbiosi con il progetto dell'architetto Bramante per la Basilica di San Pietro, che era ancora in costruzione al momento della realizzazione dell'affresco di Raffaello.

Questa architettura “aperta” lascia intravedere il cielo, è inondata da una luce dorata che avvolge la scena in modo da trasmettere allo spettatore un senso di pace solare dove il movimento del pensiero si esprime sotto i suoi occhi.

Questa antica basilica è un edificio immateriale, senza fondamenta né tetto, senza gravità, che sembra sospeso nell'aria.

Una creazione visiva eccezionale e totalmente inedita per l'epoca.

Alcuni critici ritengono che la messa in risalto di Bramante sotto i tratti di Euclide nell'affresco significhi che Bramante avrebbe aiutato Raffaello a realizzare questa parte della scena.

Ma secondo altri, Raffaello non aveva bisogno di alcun aiuto e il posto che ha riservato qui a Bramante sarebbe semplicemente dovuto all'amicizia che li legava.

Un'amicizia e una fiducia reciproca, poiché è grazie alle relazioni di Bramante in Vaticano che Raffaello era riuscito a ottenere la maggior parte delle sue commissioni.

La Scala della Conoscenza della Scuola di Atene

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
La grande scalinata centrale dove sono raffigurati tutti questi scienziati non è un semplice elemento architettonico che serve a «posizionare» i personaggi su gradini.

Essa rappresenta anche e soprattutto i «gradini» della formazione filosofica e scientifica per poter progredire nella conoscenza della verità.

Iniziando la storia della filosofia con il gruppo inferiore di sinistra e continuandola con il gruppo situato allo stesso livello a destra, Raffaello ha posto le basi della filosofia speculativa, della matematica, della geometria e delle altre scienze.

I filosofi della Scuola di Atene

La forza di Raffaello sta nell'aver saputo dare vita ai filosofi della Scuola di Atene, mostrando il percorso del loro pensiero e l'espressione delle loro parole.

Si tratta certamente di pensieri astratti, ma appartenenti a uomini ben viventi, appassionati, dal carattere ben temprato.

La Scuola di Atene rappresenta una tappa nel processo di perfezionamento dell'anima.

Un percorso simbolico in cui la virtù svolge un ruolo di mediazione per accedere al mondo divino, al mondo planetario governato dai principi matematici che generano l'armonia delle sfere celesti: «Virtutibus itur ad astra».

Raffaello Sanzio, Schizzo preparatorio della Scuola di Atene alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
La Scuola di Atene
Per realizzare quest'opera, che doveva rappresentare i molteplici aspetti della corte papale di Giulio II uniti al pensiero del mondo antico, Raffaello ebbe la splendida idea di mettere in scena la discussione tra i filosofi e i saggi di tutta l'antichità.

Per farlo, doveva dare loro attributi che permettessero di riconoscerli, ma anche collocarli nello spazio per mostrare e valorizzare i diversi volti della verità, illustrando così il percorso da seguire e le tappe da superare per raggiungere la verità universale.

Infine, non dimentichiamo che quest'opera, destinata a decorare la biblioteca papale, aveva anche lo scopo di soddisfare Papa Giulio II adulandolo e mettendolo personalmente in risalto.

Prestando a tutti questi saggi i volti dei contemporanei che facevano parte della corte papale, Raffaello mostrava allo spettatore che la corte di Giulio II non era altro che una reincarnazione moderna della scienza antica, tout simplement.

Platone e Aristotele al centro della Scuola di Atene

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Al centro della prospettiva, al centro della scena e della sua architettura, si trovano i due pilastri della filosofia: Platone e Aristotele.

Sono in piedi uno accanto all'altro, concentrati, con le labbra serrate, i loro sguardi si incrociano e si affrontano con grande intensità.

Da un lato, Platone l'idealista indica il cielo, dall'altro, Aristotele il realista si basa sull'esperienza.

La loro importanza, dovuta alla loro posizione nell'asse centrale dell'opera, è rafforzata dal colore dei loro mantelli rosso pallido e azzurro cielo, colori che, affiancati, contribuiscono ad attirare lo sguardo dello spettatore.

Platone, il saggio, il contemplativo, anziano e con una lunga barba, è vestito in stile antico con un mantello rosso pallido.

Con calma punta l'indice verso il cielo, indicando così il mondo divino delle Idee, l'unica realtà secondo lui, elemento centrale nel suo pensiero.

Con l'altra mano tiene un libro chiuso, il «Timeo», che tratta della genesi dell'universo, della sua nascita e della sua costituzione secondo le leggi dell'armonia cosmica, identiche a quelle che regolano l'armonia musicale.

Un'armonia musicale attraverso la quale è possibile elevarsi per accedere alla saggezza.

Come indica Platone nella «Repubblica»:
«Le sette corde della lira di Apollo riproducono infatti l'armonia delle sfere planetarie».

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Il «Timeo» era il testo di Platone più apprezzato dagli intellettuali che facevano parte della corte di papa Giulio II.

Questo testo di Platone tratta del ruolo del Demiurgo, il Dio architetto dell'Universo, della natura dei quattro elementi e del triangolo definito come la figura geometrica primaria.

Tutti questi principi sono parte integrante del pensiero cristiano.

Alla destra di Platone, in opposizione, si trova Aristotele, vestito con un mantello azzurro cielo.

Appare giovane, attivo, dinamico e rappresenta l'altro grande sistema del pensiero classico.

Per lui, l'Universale non ha un'esistenza propria, perché si realizza e si incarna nel Particolare.

Per sostenere la sua posizione, Aristotele tende il palmo della mano aperta verso la terra, la realtà dell'esperienza, in opposizione al gesto di Platone che punta verso il cielo.

Raffaello Sanzio, Schizzo preparatorio della Scuola di Atene alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Raffaello, La Scuola di Atene
Aristotele sostiene nella sua famosa «Etica Nicomachea» che la virtù pratica è la giustizia.

Due libri, il Timeo e l'Etica Nicomachea, che hanno molto influenzato i pensatori cristiani, due opere i cui argomenti corrispondono ai loro autori: la teoria per Platone l'idealista e la pratica per Aristotele il realista.

Ma la scelta di Raffaello per l'Etica Nicomachea non è legata solo al libro simbolo che rappresenta Aristotele, quest'opera è anche una critica aperta alle teorie platoniche, contestate in modo quasi sprezzante.

Con i loro gesti, i loro sguardi e i loro rispettivi libri, Raffaello è riuscito a creare tra i due filosofi un contrasto particolarmente netto.

Teologia, filosofia, tre uomini, un unico volto?

È noto che Raffaello ha preso i tratti di molti suoi contemporanei per dipingere la Scuola di Atene, ma, se nessuno è riuscito a identificare chi dovesse rappresentare Aristotele, quasi tutti i critici concordano nel dire che i tratti di Platone sono quelli di Leonardo da Vinci.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Un'ipotesi tuttavia respinta dal critico d'arte Daniel Arasse nella sua opera «Storie di Pittura».

Secondo lui è improbabile che si tratti di Leonardo da Vinci, poiché Raffaello non lo vedeva da almeno dieci anni quando dipinse quest'opera.

Inoltre, sempre secondo Arasse, per rappresentare Platone, Raffaello avrebbe utilizzato un disegno molto noto all'epoca che raffigurava “Il Filosofo”, ovvero... Aristotele!

Questo spiegherebbe quindi l'impossibilità di dare un nome al volto di Aristotele, poiché Raffaello avrebbe volutamente dato «i tratti di Aristotele» a Platone, che diventa così «Il Filosofo».

La filosofia e la teologia sono qui riunite da Raffaello nel senso che rappresentano i due metodi per scoprire la verità.

La teologia ricerca il Soprannaturale, rivelato dalle Sacre Scritture, dove fede e ragione camminano insieme, mentre la filosofia ricerca il Reale avvalendosi esclusivamente della ragione.

Seguendo questa ipotesi, Raffaello avrebbe avuto il genio di rappresentare le due facce della stessa medaglia tra Platone e Aristotele, il che darebbe ancora più profondità a quest'opera.

A nostro avviso, date le sottigliezze di cui era capace Raffaello, è possibile una terza lettura.

Raffaello Sanzio, Schizzo preparatorio della Scuola di Atene alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
La Scuola di Atene
Il dito indice alzato è una firma particolare nei dipinti di Leonardo da Vinci.

Sebbene qui indichi il mondo delle idee divine, può anche riferirsi al “marchio” di Da Vinci.

Anche se Raffaello non vedeva da Vinci da dieci anni, dall'epoca in cui da Vinci, nato nel 1452, aveva già superato i 50 anni, i tratti del suo viso erano già ben marcati e simili a quelli che aveva a 60 anni.

Questo è ciò che sminuisce il valore dell'obiezione di Arasse e permette di affermare che si tratti proprio di Leonardo da Vinci.

La nostra opinione è che Raffaello abbia voluto giocare su tre tavoli contemporaneamente: una medaglia a doppia faccia disegnando i tratti classicamente attribuiti al «filosofo Aristotele» sul volto di Platone, dandogli però il volto e il marchio di Leonardo da Vinci.

Una posizione che può essere facilmente giustificata da parte di Raffaello.

In realtà non si tratterebbe solo di rendere omaggio a uno dei suoi maestri, ma più sottilmente di introdurre l'interrogativo “da Vinci” all'interno delle grandi teorie filosofiche e religiose rappresentate nella Scuola di Atene.

Se oggi Leonardo da Vinci è venerato come un dio, non era affatto così ai suoi tempi.

Raffaello Sanzio, Schizzo preparatorio della Scuola di Atene alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Raffaello, La Scuola di Atene
Infatti, era un artista molto controverso a causa delle sue idee considerate stravaganti e incomprensibili dai suoi contemporanei.

Un artista che per tutta la vita ha cercato instancabilmente la Verità, cercando di scoprire e comprendere le leggi della natura.

Leonardo da Vinci era in anticipo sui tempi, il che lasciava perplessi coloro che non erano in grado di comprenderlo o trasformava in nemici coloro le cui teorie potevano essere messe in discussione dai suoi lavori e dalle sue scoperte.

Si tratterebbe quindi, da parte di Raffaello, di un modo particolarmente sottile per introdurre Leonardo da Vinci, la sua modernità e le sue idee all'avanguardia in questa apologia del pensiero classico rappresentata dalla Scuola di Atene.

In questo modo, Raffaello sfuggiva a ogni critica, poiché i tratti del suo Platone-Leonardo erano allo stesso tempo quelli comunemente utilizzati per rappresentare «il Filosofo».

Diogene

Diogene è sdraiato, si potrebbe dire persino disteso, seminudo al centro della scala, ai piedi di Aristotele.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Diogene il Cinico rappresenta il rifiuto delle convenzioni sociali e il ritorno alla natura.

Come Eraclito, situato in fondo alla scala, Diogene è completamente assente dalla scena, come se ne fosse totalmente astratto.

Assorto nella lettura del testo sul foglio che tiene nella mano sinistra, non si preoccupa affatto di ciò che accade intorno a lui.

Diogene aveva deciso di non possedere nulla se non l'essenziale, da qui la semplice ciotola di legno posata accanto a lui che simboleggia il suo stile di vita.

Platone lo aveva soprannominato «il Socrates furioso» perché la sua ironia e il suo senso critico erano solo sarcasmo e pura provocazione.

Raffaello Sanzio, Schizzo preparatorio della Scuola di Atene alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Raffaello, La Scuola di Atene
Si racconta che Alessandro Magno lo incontrò mentre era sdraiato per terra in una piazza e gli chiese di esprimere un desiderio per poterlo accontentare, al che Diogene avrebbe semplicemente risposto: «Togliti dal mio sole».

Si dice anche che un giorno Diogene vide un bambino che beveva acqua dal palmo della mano e, vedendo ciò, avrebbe gettato via la sua ciotola di legno dicendo che quel ragazzo gli aveva dato una lezione di umiltà.

Un atteggiamento totalmente in controtendenza rispetto all'ostentazione delle ricchezze del Vaticano e della Chiesa di quel tempo!

Probabilmente un altro sottile messaggio di Raffaello rivolto agli spettatori ufficiali della corte di Giulio II che vivevano in una scandalosa opulenza di fronte alla povertà che imperversava in quel momento a Roma, portando alla rivolta e alla Riforma di Martin Lutero meno di dieci anni dopo.

Intorno a Platone e Aristotele

Intorno a Platone e Aristotele, Raffaello ha disposto due ali di sostenitori e difensori delle idee dell'uno e dell'altro.

Due ali disposte nello spazio dell'affresco come in una messa in scena teatrale.

Parte sinistra della Scuola di Atene.

Socrate è al centro degli uomini a sinistra, in cima alla scala, vestito con una semplice tunica verde, immerso in una discussione.

Per raffigurarlo, Raffaello ha ripreso tratto per tratto quelli di un busto di Socrate che faceva e fa ancora parte delle collezioni del Vaticano.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Socrate dialoga animatamente con il gruppo di uomini di fronte a lui, uno dei quali indossa un elmo e porta una spada al fianco: si pensa a Callicle, il guerriero che rifiutava l'uguaglianza tra gli uomini basandosi sul comportamento animale per affermare che i più deboli devono sottostare alla legge dei più forti e dei più dotati.

Callicle affronta Socrate nel Gorgia di Platone, un dialogo sulla retorica, la specialità insegnata dai Sofisti per avere successo in politica.

Raffaello ha perfettamente disegnato il movimento delle mani di Socrate per esprimere l'intensità della sua discussione sotto lo sguardo attento e ammirato di Alcibiade, il suo giovane discepolo vestito di blu e verde.

Alcibiade aveva intrattenuto un rapporto privilegiato con Socrate al punto da diventare uno dei protagonisti del «Banchetto di Platone» in cui Socrate spiega che l'amore desidera la procreazione nella bellezza, ma si tratta anche di una procreazione spirituale.

Dietro al guerriero, un uomo allontana con un gesto della mano un gruppo di tre uomini che possiamo identificare come sofisti, uno dei quali si precipita portando due libri e una pergamena.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
I sofisti erano abili oratori manipolatori e si può vedere che il primo di loro, quello che indossa un copricapo, tiene testa all'uomo che li rifiuta cercando di dimostrargli che ha torto.

Sotto i sofisti, un uomo coronato di viticci sta scrivendo in un libro sostenuto da un bambino.

Si tratterebbe del filosofo Epicuro, secondo il quale la sensazione è il primo grado di conoscenza, poiché è una risposta a una stimolazione proveniente dal mondo che ci circonda.

Le cose percepite sono gli oggetti su cui si esercita il pensiero che osserva, analizza, verifica, ecc.

Epicuro venerava l'amicizia: si era preoccupato di garantire un'esistenza dignitosa ai figli orfani dei suoi amici e a tutti gli anziani che avevano studiato al suo fianco e lo avevano aiutato durante la sua vita.

Chi appare sotto le linee di «Fedra», il cui vero nome era Tommaso Inghirami, uomo colto e gaudente, famoso come poeta e oratore, che fu prefetto della biblioteca vaticana.

Raffaello realizzò un altro ritratto di Inghirami che oggi si trova nella Galleria del Palazzo Pitti a Firenze.

Pitagora e la scienza dei numeri

In basso a sinistra dell'affresco si intravede Pitagora, che rappresenta la matematica.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Sta scrivendo la spiegazione di uno schizzo disegnato su una lavagna posata davanti a lui da un ragazzino.

Si tratterebbe dello schizzo di un diapason con l'indicazione dei rapporti numerici che regolano i suoni.

La matematica è qui valorizzata come fondamento dell'armonia musicale.

Ricordiamo che secondo Platone, l'armonia dei suoni, fondata su rapporti matematici, era assimilabile all'armonia delle sfere celesti.

Pitagora sarebbe stato il primo a insegnare ai suoi allievi come scrivere i numeri su un abaco.

Da notare che il diapasone compare solo nell'affresco finale del Vaticano, mentre la lavagna è vuota nel disegno preparatorio della Scuola di Atene che si trova a Milano.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Seduto accanto a Pitagora, un anziano copia tutto ciò che il matematico sta scrivendo.

Si nota anche un orientale con il turbante che si inchina dietro di lui.

Alcuni hanno visto in lui il medico-filosofo Avicenna, che presentava una fusione del platonismo e dell'aristotelismo con il pensiero islamico.

Per altri si tratterebbe di Averroè, il filosofo, teologo, giurista e medico musulmano andaluso.

Davanti a Pitagora, un uomo che indossa una tunica gialla sotto il mantello gli mostra un libro, con un piede appoggiato su un blocco di marmo: potrebbe trattarsi di Empedocle o di Parmenide.

Francesco Maria Della Rovere Duca di Urbino e nipote di Giulio II

Vedendo che Raffaello aveva raffigurato Francesco Maria Della Rovere, nipote di Giulio II, nella sua «La Scuola di Atene», si era pensato a un atto di adulazione da parte sua.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Francesco Maria Della Rovere è raffigurato in modo particolarmente vantaggioso: in piedi a metà strada tra Socrate e Pitagora, il corpo avvolto in un mantello bianco bordato d'oro tenuto da una mano delicata, con un volto angelico rivolto verso lo spettatore.

Francesco Della Rovere era anche duca di Urbino, marito di Eleonora Gonzaga e amico di Raffaello, un giovane appassionato di filosofia e arte che si trovava a Roma al momento della realizzazione dell'affresco.

Ma dalla scoperta di una lettera di Giulio II negli archivi di Mantova, ora sappiamo che fu proprio Giulio II a chiedere a Raffaello di raffigurare suo nipote tra i filosofi della Scuola di Atene.

Dopotutto, dato che questo affresco era destinato a decorare la biblioteca del papa, è comprensibile che egli volesse y vedere i volti delle persone che gli piacevano.

Michelangelo nei panni di Eraclito nella Scuola di Atene

Sebbene non siano stati ritrovati scritti riguardanti la presenza di Michelangelo nell'affresco, si ritiene che, come per il nipote del papa, Raffaello abbia dovuto aggiungere il filosofo Eraclito con le sembianze di Michelangelo, su richiesta di Giulio II.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Un personaggio totalmente assente dal cartone preparatorio di Raffaello conservato nella Pinacoteca Ambrosiana di Milano, e per una buona ragione: i due artisti non si apprezzavano molto, poiché Raffaello aveva sfruttato tutte le sue relazioni per allontanare Michelangelo dai possibili incarichi del Vaticano e diventare l'artista principale della corte papale.

A difesa di Raffaello, perfetto uomo di corte, affascinante, affabile, mondano e arrivista, Michelangelo era noto per essere un genio difficile, scontroso e insopportabile che non si faceva scrupoli a ridicolizzare i suoi concorrenti e a rimproverare tutti coloro che potevano disturbarlo nel suo lavoro.

Nel bozzetto preparatorio, a parte la presenza di Diogene, la scala è vuota dal basso verso l'alto fino a Platone, un modo per attirare l'attenzione sul filosofo mettendolo in risalto.

Da questo punto di vista è facile comprendere la posizione di Eraclito nell'affresco: era l'unico spazio libero di dimensioni sufficienti.

In realtà si trattava di un'aggiunta dell'ultimo minuto, poiché l'affresco era già terminato e completamente asciutto quando Raffaello dovette inserirvi questo nuovo personaggio.

Raffaello Sanzio, Schizzo preparatorio della Scuola di Atene alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Raffaello, La Scuola di Atene
Una difficoltà tecnica notevole, poiché per farlo era necessario rimuovere tutta la parte di intonaco a calce dipinta in quel punto per sostituirla con uno strato fresco e dipingerla, con il rischio di danneggiare il resto dell'affresco.

Va ricordato che al momento della realizzazione dell'affresco della Scuola di Atene, Michelangelo, su richiesta di Giulio II, stava realizzando quelli del soffitto della Cappella Sistina.

Michelangelo è l'unico personaggio dell'affresco vestito da artigiano rinascimentale, con stivali di cuoio con risvolto e una semplice tunica con un collo particolarmente ampio, il che lo distingue e lo contrappone agli altri personaggi che sono tutti vestiti alla moda antica.

Raffaello avrebbe così trovato il modo di soddisfare la richiesta del papa di aggiungere il suo concorrente, isolandolo dal gruppo dei pensatori e collocandolo in un'epoca diversa, lavorando da solo, lontano dalla corte, estraneo alla « sublime società» degli altri.

Raffaello obbedisce agli ordini del papa, ma allo stesso tempo umilia, sminuisce Michelangelo non integrandolo nel gruppo dei filosofi e dei matematici presenti.

Il ritratto non è lusinghiero, è quasi una caricatura: il personaggio non ha alcuna eleganza, alcun portamento, quasi accasciato sul suo cubo di marmo.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Sta scrivendo senza nemmeno guardare la pagina, in uno stato di indifferenza simile a quello di Diogene che sta leggendo due gradini sopra di lui.

A differenza della posa tranquilla di Diogene, Michelangelo scrive in una posa raccolta, tesa, quella di un pensatore concentrato su un problema difficile.

La scelta di presentare Michelangelo nelle vesti di Eraclito non è affatto casuale.

Eraclito pretendeva di parlare ascoltando solo la Natura, era un artigiano delle formule che lavorava sulla concisione delle sue frasi, che dovevano essere le più brevi possibili pur avendo diversi significati possibili.

Come un artista, voleva superare le opposizioni e le contraddizioni vissute riunendole senza eliminarle.

Per lui l'Uno era al di sopra di tutto.

Da notare che il cubo di Eraclito è presente anche in «La Malinconia I» di Dürer, un simbolo dell'Opus alchemico da avvicinare alla pietra angolare di Platone.

Eraclito Michelangelo rappresenta l'uomo alle prese con il difficile compito della conciliazione, che consiste nel superare le contraddizioni e gli antagonismi e integrarli per trovare l'equilibrio nell'unità.

Se tutto questo era davvero nella volontà di Raffaello di umiliare il suo rivale sotto i tratti accigliati del genio solitario, il risultato è riuscito!

Parte destra della Scuola di Atene

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene

Raffaello

Raffaello si è raffigurato nella parte destra dell'affresco.

È facilmente riconoscibile in basso a destra perché guarda lo spettatore, ed è uno dei pochissimi personaggi del dipinto a farlo.

Egli firma così la sua opera, e lo fa due volte, prima collocandosi tra i filosofi e gli studiosi, poi aggiungendo le lettere dorate «R.V.S.M.» che ha volutamente reso appena leggibili sul collo di Euclide.

«R.V.S.M.» significante Raphael Urbinas Sua Manu: dalla mano di Raffaello.

Euclide (o Archimede) e la scienza delle forme

Euclide, rappresentante per eccellenza della scienza delle forme e quindi della geometria, è chino in avanti, calvo e con un mantello rosso-arancio, mentre misura con un compasso una figura geometrica composta da due triangoli sovrapposti che formano una stella a sei punte, davanti a studenti interessati e ammirati.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Questo studio geometrico era stato messo in evidenza due anni prima della concezione della Scuola di Atene da un matematico-geometra di nome Luca Pacioli, peraltro vicino a Leonardo da Vinci, nel suo saggio «De Divina Proportione».

Pacioli aveva proceduto a una rilettura e a uno sviluppo dei principi di Euclide, arrivando così a concepire numerose nuove forme geometriche solide.

Uno studio in correlazione con le ricerche sul numero aureo.

Pur rendendo omaggio alle ricerche di Pacioli, Raffaello scelse di attribuire a Euclide le sembianze del suo amico Donato Bramante, l'architetto della Basilica di San Pietro.

Bramante era particolarmente ben introdotto in Vaticano ed è grazie a lui che Raffaello aveva potuto ottenere la maggior parte delle sue commissioni alla corte papale, da cui questo sentito omaggio al suo amico e protettore.

Tolomeo e Zoroastro

Raffaello Sanzio, Schizzo preparatorio della Scuola di Atene alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Raffaello, La Scuola di Atene
Dietro Euclide-Bramante, si passa dalla geometria alla cosmologia intravedendo Tolomeo e Zoroastro... alla presenza di Raffaello, il Giovane con il volto rivolto verso lo spettatore.

Visto di spalle, l'astronomo greco Tolomeo tiene in mano un globo terrestre, elegantemente vestito di giallo oro, con indosso la corona reale e magnifici sandali.

Il suo sistema geocentrico (in cui la Terra è al centro dell'Universo) era considerato l'unico valido dai teologi del Rinascimento.

Un sistema che rispondeva pienamente ai dogmi della Chiesa, da cui l'idea di attribuire la corona al suo autore per affermare la sua superiorità sulle teorie eliocentriche che cominciavano a manifestarsi.

Raffaello Sanzio, Schizzo preparatorio della Scuola di Atene alla Pinacoteca Ambrosiana di Milano
Raffaello, La Scuola di Atene
Infatti, mentre Raffaello terminava la sua Scuola di Atene nel 1511, Niccolò Copernico iniziava a redigere il suo famoso trattato «De Hypothesibus Motuum Coelestium a se Contitutis Commentariolus».

Di fronte a Tolomeo, Zoroastro, vestito di bianco e con uno strano cappello in testa, con i suoi grandi occhi e la barba orientale, fa ruotare tra le dita una sfera celeste stellata.

Il grande profeta iraniano rappresentava perfettamente gli astronomi orientali dell'antichità che avevano già osservato e studiato a fondo il movimento dei corpi celesti.

Sopra il gruppo degli astronomi si trova un uomo più anziano con una lunga barba grigia.

Raffaello, La Scuola di Atene nei Musei Vaticani a Roma
Raffaello, La Scuola di Atene
Alcuni vi hanno visto un ritratto del pittore Sodoma, che aveva partecipato alla realizzazione dell'affresco sulla base dei cartoni originali, altri vi vedono il ritratto del Perugino, l'antico maestro di Raffaello.

L'ipotesi che si tratti del Perugino sembra la più probabile, data l'età del personaggio, più vicina a quella del Perugino che a quella del Sodoma, che aveva solo sei anni più di Raffaello.

Per quanto riguarda il giovane che scrive appoggiato al muro, con le gambe incrociate e i capelli arruffati, si suppone che si tratti di un poeta ispirato dal suo genio.

Tutti questi studiosi, artisti, filosofi, che riflettono, parlano, discutono, insegnano... La Scuola di Atene rappresenta il meglio dell'umanità, un ideale di civiltà.

Un ideale condiviso dagli umanisti del Rinascimento.

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